Il nuovo presidente del consiglio, on. Giorgia Meloni, nel corso del suo intervento in Parlamento ha affermato: “Nel sessantesimo anniversario della sua morte l’Italia ricorda oggi Enrico Mattei, tra i protagonisti della ricostruzione post-bellica e della politica industriale nazionale. Un grande italiano che ha contribuito a fare dell’Italia una potenza economica e sul piano internazionale, promuovendo una nuova visione strategica e di sviluppo fondata sul progresso, sulla crescita reciproca e sulla collaborazione tra le Nazioni”.
Ed ancora il nostro capo del governo ha preannunciato: “Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un “piano Mattei” per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo”.
Secondo gli intenti del presidente Meloni attivare un “piano Mattei” per l’Africa significherebbe favorire una collaborazione tra l’Italia e le nazioni africane, agevolare la crescita di tutti e recuperare il ruolo strategico che compete all’Italia nel Mediterraneo.
Inopinatamente, dopo decenni di oblio, si torna a parlare di Enrico Mattei, ex comandante partigiano durante la seconda guerra mondiale e medaglia d’oro, il quale può essere considerato un protagonista fondamentale del cosiddetto “boom economico” del Paese e l’artefice più importante della politica estera italiana del dopoguerra, grazie all’importanza assunta dall’ENI in campo internazionale.
Al termine del conflitto mondiale, Enrico Mattei fu nominato commissario dell’Agenzia generale italiana petroli (AGIP), una vecchia struttura non più operativa, che era stata creata durante il fascismo per gestire le concessioni per le esplorazioni petrolifere.
Il compito assegnato a Mattei consisteva nella liquidazione dell’AGIP, attraverso la vendita degli immobili, di tutte le sue attività e delle concessioni al primo offerente al fine di liberare lo Stato da un inutile peso.
Mattei però, come si dirà in appresso, non lo fece e, lottando contro la dirigenza politica di quel tempo, decise di conservare l’AGIP.
Per meglio comprendere la grandezza dell’uomo occorre contestualizzarne l’azione nel periodo in cui l’Italia, al termine del Secondo Conflitto Mondiale, era divenuta una Nazione debole sul piano internazionale, era trattata da Paese vinto, cui era stato negato anche il ruolo di cobelligerante dopo la sua resa senza condizioni.
L’inferiorità riconosciuta all’Italia culminò poi nella sottoscrizione del Trattato di Parigi del 1947 che comportò la perdita di tutti i possedimenti coloniali, pesanti clausole economiche e militari ed una conseguente vera e propria sconfitta per la politica estera italiana.
Mattei, dopo aver accettato l’incarico di commissario liquidatore dell’Agip, essendo convinto dell’importanza e della assoluta necessità dell’energia per la ricostruzione e lo sviluppo dell’Italia, decise di disobbedire alle direttive ricevute dal governo e, coadiuvato dai dipendenti della società, ripristinò i vecchi impianti, riportando al lavoro migliaia di operai. Pochi anni dopo i tecnici dell’AGIP, in sinergia con le maestranze, scoprirono giacimenti di metano nella provincia di Lodi.
Una volta ripristinata l’operatività e la produttività dell’Agip, Mattei perseguì un’azione di modernizzazione del Paese consistita nella realizzazione di una rete capillare di metanodotti e nella offerta alle industrie di combustibile a basso prezzo.
Fu Mattei ad ideare il logo del cane a sei zampe che sputa fuoco delle fauci e che ancor oggi è il marchio di Agip ed Eni.
L’azienda di Stato Agip, sotto la guida del suo capitano, iniziò a produrre liquigas per le cucine domestiche a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato, si dotò di numerosi camioncini con i colori ed il marchio dell’azienda per rifornire le bombole anche nei piccoli comuni di montagna che si trovavano più lontani dalle città, favorendo così il passaggio dalle stufe a legna o a carbone alle cucine a gas.
L’opera di modernizzazione del Paese promossa da Mattei non ebbe mai tregua, infatti realizzò su tutto il territorio stazioni di servizio per la distribuzione del carburante, con annessi bar, con impeccabili servizi igienici e diversi motel Agip fatti costruire lungo le strade ed autostrade d’Italia.
Introdusse la figura del benzinaio che lavava i vetri delle auto e controllava il livello dell’olio e degli altri liquidi. Nel 1953 Mattei costituì l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), di cui venne eletto presidente e che trasformò in un colosso internazionale grazie ad una politica imprenditoriale innovativa e certamente visionaria per l’epoca.
Nel 1960 diminuì per ben tre volte il prezzo della benzina, che diventò il prezzo più basso d’Europa.
Raggiunse ancora con la Russia un importante accordo per un’ingente fornitura di greggio a prezzi stracciati, operazione questa che costituì per l’epoca il primo e più grande contratto commerciale riguardante il petrolio, cui fece seguito una fitta collaborazione commerciale tra ENI e Russia che prevedeva anche l’esportazione di tubi Findesit, macchine Fiat, cavi Pirelli, nonché tubi e fertilizzanti azotati.
Mattei ebbe inoltre un ruolo di rilievo anche in Algeria tra la metà degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, allorchè sostenne la causa dell’indipendenza di quel paese dalla Francia, ottenuta poi nel 1962, dopo una sanguinosa guerra durata quasi otto anni.
Grazie ad Enrico Mattei l’AGIP prima e l’ENI subito dopo, divennero in poco tempo delle potenze economiche.
L’ENI non ebbe soltanto un ruolo fondamentale nella ricostruzione, nella crescita e nello sviluppo economico dell’Italia, ma divenne anche una potenza politica, da qualcuno definita uno “stato nello stato”.
Infatti Eni era dotato non soltanto di migliaia di auto e di mezzi pesanti del gruppo, ma anche di una propria flotta aerea ed i suoi dirigenti si occupavano pure dei rapporti diplomatici con gli altri paesi.
Il sogno di Mattei era quello di trasformare l’ENI in una potenza di livello mondiale nel settore degli idrocarburi, dove dominavano le “sette sorelle”, che erano le sette società petrolifere, prevalentemente statunitensi.
Per combattere questo oligopolio Mattei perseguì per molti anni un’attività in parte economica e in parte diplomatica con i paesi produttori di petrolio e di gas, adottando una tattica innovativa.
Infatti, mentre il cartello delle “sette sorelle” trattava con i governi dei paesi ricchi di risorse con un atteggiamento che appariva ancora influenzato dal colonialismo, Mattei li trattava da pari ed è proprio da questo modo di fare innovativo, più giusto e più rispettoso della dignità dei popoli, derivò la denominazione “piano o formula Mattei”.
Con il suo progetto Mattei intendeva nel contempo migliorare le condizioni di vita dei popoli africani che pur vivendo in un territorio ricco di preziose e vaste risorse e materie prime, erano invece poveri per effetto dello sfruttamento che continuavano a subire.
Sostanzialmente il progetto di Mattei di sviluppo dell’Africa inizialmente beneficiò del temporaneo disinteresse delle grandi multinazionali, che non credevano nello sviluppo economico di quel continente e non lo ritenevano interessante per i loro investimenti. Proprio da tale circostanza prese le mosse la geniale intuizione di Mattei di approfittare dell’assenza di interesse degli altri verso l’Africa per creare un sistema africano di raffinazione basato su compagnie miste tra Eni e governi locali.
Nell’operato del Presidente Mattei va apprezzato l’intervento innovativo che distingueva la politica dell’Eni rispetto alle politiche degli altri Stati che, ispirandosi ad un “neocolonialismo”, astutamente preferivano evitare di formare dei tecnici africani destinati a sostituire col tempo quelli europei.
Ancora oggi in molti Paesi del Terzo Mondo, in cui, nonostante siano trascorsi 60 anni dall’assassinio di Enrico Mattei, la sua figura continua ad essere circondata da un’aura di “leggenda”. Mattei significava “Italiano”, ed Italiano significava “Mattei” e dunque “amico”.
La “formula Mattei” può essere riassunta in “Africa per l’Africa“, “collaborazione invece di sfruttamento”, una politica lontana da ogni tentazione neocolonialista, che operava fattivamente anche nell’interesse dei Popoli del territorio africano.
Affermava Mattei: “Vogliamo sviluppare le risorse dell’Africa perché il continente possa crescere. Abbiamo investito fin dall’inizio sul capitale domestico per promuovere lo sviluppo locale. La chiave di tutto è l’accesso all’energia per portare sviluppo e stabilità, permettendo all’Africa di sfruttare il suo potenziale per la crescita”.
Per la prima volta Mattei mise al centro dell’interesse non l’Occidente ma il Terzo Mondo.
La novità del progetto di Enrico Mattei era infine non soltanto un marcato anticolonialismo, ma soprattutto un convinto appoggio al diritto di ogni popolo di perseguire il proprio riscatto politico, economico e sociale, anche attraverso l’affermazione della sovranità sulle proprie risorse naturali.
Un modello all’interno del quale la nuova cultura economica rappresentata dall’Eni poteva e doveva consistere in uno strumento di affrancamento anche tecnologico dalle vecchie e nuove egemonie.
L’anticolonialismo, dunque, come fine e insieme come strumento della strategia aziendale di Enrico Mattei.
La felice intuizione di Enrico Mattei, che attuò senza remore e con lealtà, può sintetizzarsi in questo suo pensiero: “Abbiamo iniziato una nuova formula. Paghiamo i diritti che pagano gli altri e in più coinvolgiamo il Paese produttore al 50% nella produzione e nello sviluppo delle proprie risorse”.
L’idea di Enrico Mattei rimane uno dei pochi progetti di sviluppo per il continente africano basati su concreti e fattivi programmi di collaborazione tecnico-economica come alternativa allo sfruttamento coloniale o alla vendita di armi.
L’Europa farebbe bene a seguire la formula Mattei e ad applicare il modello “Africa per Africa” perché è una iniziativa cui è tenuta verso i popoli africani.
Se gli Stati occidentali, riconoscendo tutte le atrocità, le devastazioni e le ingiustizie compiute in passato, nonché, gli errori ed i danni provocati dall’applicazione dei sistemi economici capitalisti-neoliberisti, favoriranno e guideranno una ordinata e graduale crescita di tutte le economie del territorio africano, coinvolgendo i suoi popoli nelle iniziative che saranno necessarie, potranno finalmente chiudere i conti con il passato.
Come ci ha insegnato Enrico Mattei il perseguimento degli interessi nazionali si può e si deve conciliare con il rispetto della dignità e dei diritti dei popoli degli Stati che vanno coinvolti alla pari in ogni progetto che li riguardi.
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