Il valore inestimabile di Patria e Nazione
altare della Patria

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando a Trieste in occasione del centenario dalla fine della prima guerra mondiale, ha affermato: “Bisogna ribadire con forza tutti insieme che alla strada della guerra si preferisce coltivare amicizia e collaborazione, che hanno trovato la più alta espressione nella storica scelta di condividere il futuro nella Unione europea” ed ancora: “Lo scoppio della guerra nel 1914 sancì in misura fallimentare l’incapacità delle classi dirigenti europee di allora di comporre aspirazioni e interessi in modo pacifico anziché cedere alle lusinghe di un nazionalismo aggressivo”.

Inoltre in una intervista al Corriere della Sera ha dichiarato:” L’amor di Patria non coincide con l’estremismo nazionalista…” ed ancora: “Le democrazie hanno bisogno di un ordine internazionale che assicuri cooperazione e pace, altrimenti la forza dei loro stessi presupposti etici, a partire dall’inviolabilità dei diritti umani, rischia di diventare fragile di fronte all’esaltazione del potere statuale sulla persona e sulle comunità. Ma l’Europa si è consolidata nella coscienza degli europei, molto più di quanto non dicano le polemiche legate alle necessarie, faticose decisioni comuni nell’ambito degli organismi dell’Unione Europea”.
Ritornano con cadenza periodica in ogni discorso del nostro presidente e nelle sue esternazioni, peraltro al di fuori delle previsioni di cui all’art. 87 cost., l’esaltazione dell’UE e dei valori di cui la stessa sarebbe benefica portatrice e nel contempo la tendenza a sminuire alcuni valori ugualmente importanti connessi al concetto di Nazione e di Stato-Nazione Italia.
Sorprende che il capo dello Stato italiano segua la tendenza di anteporre il valore dall’integrazione europea a quello di Nazione e Patria che esprimono concetti e valori costituzionali.
Il termine Patria e quello di Nazione, infatti, sono contenuti in diversi articoli della Costituzione e precisamente:
Art. 9, che deve considerarsi tra i principi fondamentali dello Stato: “La Repubblica promuove la cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

A tale riguardo la Corte Costituzionale in una sentenza del 1986, ha enunciato la “primarietà del valore estetico-culturale che non può essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici” ed ha affermato il principio che la stessa economia si deve ispirare alla cultura, come sigillo della sua italianità.
Art.16: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
Art. 52, I co: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino“;
Art. 59, 2° co: “Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario“.
Il termine Nazione lo troviamo ancora in altre tre disposizioni:
Art. 67 “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
Art.87 “Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale.
art. 98, I co”I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione“.
Dunque il nostro presidente, invece di riaffermare i principi ed i valori che sono già scritti a chiare lettere nella nostra Costituzione, preferisce percorrere una strada diversa, quella di elogiare ad ogni piè sospinto i meriti di quei trattati su cui poggia l’UE, cui l’Italia ha aderito in spregio dell’art.11 della Costituzione, dove vi è scritto: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

A tale proposito, è appena il caso di rilevare che il concetto di limitazione della sovranità è cosa ben diversa dalla cessione di sovranità di cui l’Italia è stata privata, con la conseguenza che lo Stato italiano non ha più alcun potere di imperio sulla moneta, sull’economia e sui tributi, essendo stato trasferito ognuno di questi poteri, attraverso la cessione di sovranità, ad organi stranieri, come sono le strutture dell’Unione europea.
Negli ultimi anni abbiamo assistito in Italia alla pretesa di rimodellare la nostra società all’insegna della globalizzazione, della teologia del mondialismo e di un libero mercato neoliberista del tutto svincolato dalla regole della democrazia e, in particolare a indirizzi dettati da direttive e regolamenti europei, volti a sostituire i principi della rappresentanza democratica, sanciti dalla Costituzione, con un perverso connubio tra sfera pubblica e sfera privata, tra vertici politici ed oligarchie economico-finanziarie, che si collocano al di fuori di ogni regola democratica e della stessa Costituzione italiana.
Si appalesa oltraggiosa, oltre che ingenerosa nei riguardi di tutti martiri del risorgimento e delle varie guerre rese necessarie per giungere alla nascita dello Stato italiano sovrano e indipendente dallo straniero e all’unità degli Italiani sotto una stessa bandiera con i tre colori: il verde per ricordare i nostri prati, il bianco per le nostre nevi perenni ed il rosso in omaggio ai soldati che sono morti in tante travagliate guerre, uno svilimento del significato che ebbero quelle vite umane di Italiani sacrificate per un bene superiore, quello della Patria e della Nazione, di cui oggi si vuole perdere ogni memoria!