La formula Enrico Mattei: “Africa per l’Africa”
Enrico Mattei

Verso la fine del XIX secolo ebbe luogo una sorta di spartizione del Continente africano tra tutti gli Stati europei trasformato interamente nella più estesa colonia mondiale.

Il Regno d’Italia, guidato da Umberto I, cui dopo l’assassinio del padre, avvenuto a Monza il 29 luglio del 1990, succedette Vittorio Emanuele III, già controllava la Somalia, l’Eritrea, la Tripolitania e la Cirenaica.

Nel 1936 lo Stato italiano occupò anche l’Etiopia che unita ad Eritrea e Somalia formò l’Africa Orientale italiana.

Tuttavia al termine della seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 vennero imposte all’Italia dal trattato di Parigi del 1947 durissime condizioni, tra cui la perdita di tutte le colonie ad eccezione della Somalia, dove rimase una amministrazione fiduciaria italiana protrattasi fino al 1° luglio 1960, anno in cui ebbe termine definitivamente il breve periodo coloniale italiano iniziato nel 1882.

In tale contesto si inserisce maestosa nella sua grandezza la figura di uno dei Padri della ricostruzione e del miracolo economico italiano, quella dell’ingegnere Enrico Mattei nato ad Acqualagna (PS) il 29 aprile 1906 da Antonio Mattei, brigadiere dei Carabinieri Reali e da Angela Galbani e assassinato ad opera di ignoti autori nello strano disastro aereo del 27/10/1962.

Enrico Mattei svolse quale partigiano cattolico ruoli di primo piano nel movimento di resistenza durante il secondo conflitto mondiale. Dopo la liberazione fu eletto deputato nella DC e fu nominato dal governo commissario liquidatore dell’Agip, ente statale per l’estrazione, la lavorazione e la distribuzione dei petroli. Invece di liquidare la società, Mattei ne rilanciò in poco l’attività economica con enorme successo, avviando un coinvolgimento della società nei mercati energetici mondiali.

Nel 1953 Enrico Mattei fu nominato Presidente dell’Ente Nazionale Idrocarburi (Eni), la società energetica statale che lui fortemente volle e contribuì a fondare.

L’idea di politica energetica nazionale portata avanti dal presidente dell’Eni Enrico Mattei tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta si trasformò in una vera e propria “politica estera parallela a quella ufficiale” che era guidata da una visione anticolonialista.

Nella visione lungimirante di Enrico Mattei il carattere istituzionale dell’Eni e la sua strategia aziendale doveva proiettarsi sia all’interno del quadro nazionale, che all’esterno, aprendosi agli altri Stati.

Proprio in tale ottica si inserisce l’attenzione riservata dall’Eni alla politica terzomondista ed in particolare alla politica nei confronti del continente africano.

Sostanzialmente il progetto di Mattei di sviluppo dell’Africa inizialmente si avvantaggiò di un momentaneo disinteresse da parte della grandi multinazionali, che non credevano nello sviluppo economico del continente e quindi non lo ritenevano luogo privilegiato per i loro investimenti. Da questa constatazione scaturì una geniale intuizione di Mattei di approfittare dell’assenza di interesse degli altri verso l’Africa per creare un sistema africano di raffinazione basato su compagnie miste tra Eni e governi locali.

L’espansione africana di Mattei che si sviluppava dopo la eliminazione del colonialismo e la creazione di governi fantocci spesso imposti dagli ex colonialisti, andava a sovrapporsi al processo di indipendenza del continente africano.

Questa novità evidenziò l’importante significato dell’azione di Mattei, che veniva attuata attraverso accordi diretti con i nuovi governi.

Nell’operato del Presidente Mattei va apprezzato l’intervento innovativo che distingueva la politica dell’Eni rispetto alle politiche degli altri Stati che, ispirandosi ad un “neocolonialismo”, con caparbia determinazione intendevano “evitare di preparare tecnici africani, destinati a sostituire col tempo quelli europei”.

Ancora oggi in molti Paesi del Terzo Mondo, in cui, nonostante siano trascorsi 60 anni dall’assassinio di Enrico Mattei, la sua figura continua ad essere circondata da un’aura di “leggenda”. Mattei significava “Italiano”, ed Italiano significava “Mattei”, e dunque “amico”.

Ed è ormai leggenda l’episodio che raccontava di Maometto V il quale, contravvenendo ad ogni protocollo che impediva al re del Marocco di dialogare con uno “straniero” in una lingua che non fosse l’arabo, era solito invece prendere a braccetto Mattei e parlare con lui in francese. Per loro, per i marocchini ancora resi diffidenti dal lungo ed “umiliante” protettorato francese, Mattei “era quello che faceva trattare gli operai indigeni come quelli venuti dall’Europa. Questa era l’‘amicizia’ che essi rispettavano…”

La “formula Mattei” poteva essere riassunta in “collaborazione invece di sfruttamento”, una politica lontana da ogni tentazione neocolonialista, che operava fattivamente anche nell’interesse dei Popoli del territorio africano.

Per la prima volta Mattei mise al centro dell’interesse non l’Occidente ma il Terzo Mondo.

La novità del progetto di Enrico Mattei era infine non soltanto un marcato anticolonialismo, ma soprattutto un convinto appoggio al diritto di ogni popolo di perseguire il proprio riscatto politico, economico e sociale, anche attraverso l’affermazione della sovranità sulle proprie risorse naturali.

Un modello all’interno del quale la cultura industrialista incarnata dall’Eni poteva e doveva rappresentare uno strumento di affrancamento anche tecnologico dalle vecchie e nuove egemonie.

L’anticolonialismo, dunque, come fine e insieme come strumento della strategia aziendale di Enrico Mattei.

La felice intuizione di Enrico Mattei, che attuò senza remore e con leale determinazione, può sintetizzarsi in questo suo pensiero: “Abbiamo iniziato una nuova formula. Paghiamo i diritti che pagano gli altri e in più coinvolgiamo il Paese produttore al 50% nella produzione e nello sviluppo delle proprie risorse”.

L’idea di Enrico Mattei rimane uno dei pochi progetti di sviluppo per il continente africano basati su concreti e fattivi programmi di collaborazione tecnico-economica come alternativa allo sfruttamento coloniale o alla vendita di armi.

La “formula Mattei” può essere riassunta in “collaborazione invece di sfruttamento”; una politica lontana da ogni tentazione neocolonialista, che agiva sul modello “Africa per l’Africa”, sempre estratto dai suoi pensieri tradotti in azione, come era suo costume, è significativo questo convincimento di Enrico Mattei, cui in concreto dette attuazione: “Vogliamo sviluppare le risorse dell’Africa perché il continente possa crescere. Abbiamo investito fin dall’inizio sul capitale domestico per promuovere lo sviluppo locale. La chiave di tutto è l’accesso all’energia per portare sviluppo e stabilità, permettendo all’Africa di sfruttare il suo potenziale per la crescita”.

L’Europa farebbe bene a seguire la formula Mattei e ad applicare il modello “Africa per Africa” perché è una iniziativa cui è tenuta verso i popoli africani e se, riconoscendo tutte le atrocità, le devastazioni e le ingiustizie compiute in passato, nonché, gli errori ed i danni provocati dall’applicazione dei sistemi economici capitalisti-neoliberisti, favorirà e guiderà una ordinata e graduale crescita di tutte le economie del territorio africano, coinvolgendo i suoi popoli nelle iniziative che saranno necessarie, potrà finalmente riscattarsi dalle atrocità commesse ai danni di quei popoli cui va riconosciuta piena e pari dignità ed uguaglianza.