L’AZIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE IN MATERIA DI TRAFFICO E MOBILITA’
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Molte città italiane registrano gravi carenze e criticità in materia di mobilità e di traffico stradale, con la conseguenza che è veramente difficile spostarsi al loro interno, sia con i mezzi pubblici, che con quelli privati, senza perdere inutilmente del tempo prezioso.

Tra i problemi che il traffico urbano genera, oltre agli inaccettabili ritardi, vi è un eccessivo consumo di carburante, che comporta un ingiustificato aumento delle emissioni di gas serra, una riduzione della sicurezza stradale ed una congestione delle strade e delle aree destinate al parcheggio.

A ciò si aggiungono ulteriori ed intuibili difficoltà quando negli incroci semaforici delle strade cittadine i semafori non vengono sincronizzati correttamente per migliorare in concreto la circolazione.

Le problematiche volte al raggiungimento di un traffico più fluido e scorrevole potrebbero essere risolte con il ricorso all’intelligenza artificiale che potrebbe essere utilizzata per analizzare i flussi della circolazione stradale nei vari punti di ogni città e nei diversi orari di ogni giornata.

Un sistema di semafori sincronizzati in maniera differenziata, temporizzati e non a tempi fissi, una mirata collocazione dei semafori a distanze più regolari tra loro e un continuo monitoraggio dei flussi, certamente consentirebbero ai mezzi pubblici e alle auto private di percorrere le strade cittadine più velocemente senza inutili e continui arresti di marcia, senza un insensato consumo di carburante e senza un ingiustificato aumento dell’inquinamento, con un sicuro vantaggio anche per la sicurezza del traffico.

Ancora migliori risultati, per quanto ad un costo più elevato, si potrebbero ottenere, sempre con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, attraverso un sistema centralizzato, collegato a tutti i impianti semaforici dell’area urbana ad una rete che li potrebbe gestire, utilizzando vari rilevatori, ad essi annessi, con il compito di registrare ed elaborare i dati relativi al traffico, per calcolare successivamente la regolazione dei vari semafori.

Con tali mirati interventi i benefici alla circolazione dei veicoli sarebbero immediati e palesi in termini di limitazione dei consumi e di contenimento dei gas inquinanti immessi nell’atmosfera, di riduzione delle code ad ogni incrocio semaforico ed inoltre si otterrebbe una riduzione degli incidenti collegati all’attuale vera e propria costrizione ad una  guida frenetica e stressante dovuta alla presenza di semafori con lunghi tempi di arresto della circolazione dinnanzi al rosso e con formazione di estenuanti file di veicoli in prossimità degli incroci semaforici.

I problemi di un traffico congestionato, l’inefficienza del trasporto pubblico, la chiusura dei centri storici e la penuria di parcheggi incidono negativamente sulle poche attività commerciali ancora esistenti in ogni città dopo la spropositata proliferazione di innumerevoli centri commerciali sorti nelle nostre periferie e, naturalmente, sulla qualità della vita dei cittadini.

Per approcciare il problema della viabilità nel modo giusto occorre avere una visione unica di un sistema che sappia coniugare le infrastrutture, con i trasporti, con l’ambiente e con la qualità di vita nelle città e nel loro territorio, attraverso una progettazione integrata e multidisciplinare, che possa tutelare al meglio ogni cittadino, la qualità della sua vita e l’ambiente urbano che lo circonda.

Per progettare un nuovo sistema di mobilità ed elaborare soluzioni all’altezza dei tempi e delle criticità oggi esistenti occorre pianificare correttamente gli obiettivi da raggiungere e gli strumenti per farlo.

È necessario ed indilazionabile che coloro che si trovano alla guida delle nostre città, coadiuvati da tecnici di riconosciute e rinomate competenze, ricerchino le soluzioni più adatte alla tipologia di ogni città, senza procedere “a tentoni”, come spesso si usa fare.

Oltre al miglioramento del posizionamento e funzionamento dei semafori, si appalesa necessario ed urgente un intervento sulle piste ciclabili, fino ad oggi realizzate frettolosamente, in maniera selvaggia e senza un criterio organico.

Una rivisitazione delle piste ciclabili  certamente gioverebbe a conciliare quel tipo di mobilità con quella dei veicoli e con la sicurezza dei pedoni, sempre, naturalmente, dopo la predisposizione di un accurato e organico studio di fattibilità dotato degli strumenti di pianificazione e di progettazione necessari allo scopo ed in conformità con il D.M. 30/11/1999 n.557, con l’articolo 7 del codice stradale con le relative modifiche apportate dal D.L. 76/2020 e dal Piano Generale della Mobilità Ciclistica urbana e extraurbana 2022-2024 emanato dal Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS) secondo quanto previsto dalla legge 11 gennaio 2018, n. 2 sulla mobilità in bicicletta.

E’ infatti compito dei comuni provvedere, con deliberazione della giunta, a individuare dove realizzare le piste ciclabili, prevederne l’impatto con la situazione esistente, a delimitare le aree pedonali e le zone a traffico limitato tenendo conto degli effetti del traffico sulla sicurezza della circolazione, sulla salute, sull’ordine pubblico, sul patrimonio ambientale e culturale e sul territorio.

Appare poi indispensabile una rivisitazione delle zone completamente chiuse al traffico, delle direzioni di circolazione delle strade, delle doppie corsie di marcia sulle carreggiate che dopo la realizzazione delle piste ciclabili e la realizzazione dei parcheggi a pagamento, spesso disposti a pettine, hanno ridotto alla metà le carreggiate, talvolta senza tener conto delle previsioni del codice stradale in materia di larghezza minima delle strade.

Sarebbe poi auspicabile una pianificazione dei vari lavori che vengono eseguiti sul suolo pubblico dalle società del mercato libero della telefonia, della luce, del gas ecc., in quanto periodicamente si verifica dovunque che, ad intervalli mai coordinati tra loro, le strade di ogni città vengono interessate da lavori che devastano il manto stradale, talvolta da poco rifatto, per ripristinarlo poi malamente, al termine dei lavori stessi. E’ sotto gli occhi di tutti il malvezzo che puntualmente, a fine lavori, compaiano subito, o dopo una pioggia, innumerevoli buche, punti sconnessi ed avvallamenti che rendono le carreggiate insicure e piene di insidie.

La situazione non è migliore per i marciapiedi delle nostre città in cui spesso è assente qualsivoglia intervento di manutenzione, in cui compaiono parti sconnesse, a causa della presenza di radici di alberi, inconvenienti questi che espongono i pedoni a rischio per la loro sicurezza ed incolumità.

Un discorso a parte meritano i dissuasori comparsi come funghi in ogni parte della città, che non sempre rispettano i criteri di cui all’art.42 comma 2 del Codice della Strada e all’art. 179 del regolamento d’attuazione dello stesso codice.

In materia di dossi artificiali non va sottaciuto che, nonostante la loro utilità in termini di sicurezza stradale, l’uso dei dossi artificiali non è esente da critiche perché in alcuni casi, le amministrazioni locali esagerano nella loro installazione, causando disagi agli automobilisti ed ai passeggeri dei mezzi pubblici. Inoltre, la combinazione di dossi artificiali con attraversamenti pedonali può dare vita a strutture ibride che sfidano i limiti della legalità.

Analoga criticità deriva dall’eccessivo numero dei parcheggi a pagamento (strisce blu) creati dovunque, situazione che collide con le previsioni normative del codice della strada (articolo 7 comma 6) che prevede che le aree destinate al parcheggio devono essere ubicate fuori della carreggiata e comunque in modo che i veicoli parcheggiati non ostacolino lo scorrimento del traffico.

Chiunque è alla guida dell’amministrazione di ogni nostra città deve cambiare agenda e metodo, deve impostare in modo diverso il suo rapporto con la comunità locale, essendo necessario privilegiare la qualità della vita di tutti, senza subire la spinta di una ideologia, quella del green ad ogni costo e deve ispirare la propria azione al buon governo in cui siano prioritari una corretta e idonea progettualità e buon senso per evitare che alle complesse criticità della mobilità e del traffico di una città si aggiungano quelle dovute alla negligenza, alla disattenzione e alla scarsa programmazione di chi quel traffico è chiamato a organizzare.

E’ forse un sogno, no! Si tratta soltanto del modo di concepire la funzione ed il corretto operato di un amministratore di beni pubblici che deve sempre perseguire quale fine immediato ed ultimo l’interesse della collettività in un modello di amministrazione condivisa che riavvicini la politica ai cittadini.