Ogni regola, ogni legge deve sempre conformarsi ai principi enunciati nella nostra Costituzione.
la Costituzione non è una macchina

 

Se chi occupa il potere spesso viola la Costituzione e talvolta la legge, non c’è da meravigliarsi che qualcuno poi decida di non osservare più quelle che pomposamente vengono definite “le regole”, non sempre soltanto comportamentali.

Se i poteri nazionali sono ormai abituati a genuflettersi dinnanzi al “credo della scienza” o ai “diktat di organismi sovranazionali”, voluti dai vertici istituzionali in totale assenza di qualsivoglia coinvolgimento dei cittadini, nei quali non esistono regole e dove ognuno fa quel che vuole, non bisogna stupirsi se gli stessi cittadini disapprovino l’operato di chi li rappresenta, ne prendano le distanze e covino nei loro confronti un malcelato rancore.

E’ a tutti noto che per costruire il diritto occorre fare ricorso a delle regole che lo predispongano e che il funzionamento della società si basa sulle regole che le persone si sono date per garantire a tutti l’esercizio dei diritti senza alcun limite e con essi le proprie libertà, nonché per realizzare una pacifica coesistenza.

Il filosofo Immanuel Kant affermava che la libertà non consistesse nel fare tutto senza regole ma al contrario nella possibilità di agire nel rispetto della morale innata e riconosciuta ad ognuno.

La morale, che nella visione kantiana era ricompresa, insieme al diritto, nell’etica, tra le altre caratteristiche, aveva quella di essere formale, nel senso che era priva di un contenuto o di un insieme di precetti, ma indicava tramite una formula vuota, quale fosse il giusto modo di agire.

La legge fondamentale conteneva invece un imperativo categorico valido per tutti, ma libero da scopo e condizionamento.

Nella sua seconda formulazione l’imperativo categorico kantiano conteneva il seguente precetto: “Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona, sia nei confronti del prossimo, sempre come fine e mai come mezzo.”

“Con queste regole – affermava Kant – l’uomo diventa sia suddito che legislatore, poiché trova in sé la legge e non la riceve più da un’autorità esterna. La formalità della legge, nella maggior parte dei casi prescrive una norma, ma alle volte può anche produrre effetti dannosi ed è quindi una morale sempre in evoluzione, che deve passare al vaglio critico della ragione.

Il grande giurista e padre costituente Piero Calamandrei affermava che le regole prendono il nome di leggi: “…comandi non individuali e concreti, dettati per una situazione già in atto, ma comandi ipotetici e generali, destinati a valere nel futuro per tutta una serie indefinita, descritta in astratto nei suoi caratteri tipici, di casi futuri previsti come possibili: in modo che solo il verificarsi in concreto di un caso avente questi caratteri farà scattare – rendendolo attuale e indirizzato individualmente proprio a quel caso – il comando potenzialmente incluso e tenuto in serbo nella legge”.

Ed ancora, “…non solo le relazioni tra i cittadini, ma anche quelle tra i cittadini e l’autorità debbono essere regolate in base a leggi prestabilite, in modo che ciascuno sia in grado di conoscere in anticipo fin dove arrivano i suoi diritti e dove cominciano i suoi doveri … Nello Stato di diritto anche la libertà dell’autorità è limitata dalla legge, in modo da non varcare i confini della libertà individuale dei cittadini”.

Per Calamandrei è nella Costituzione che deve rinvenirsi il potere delle leggi, la loro linfa vitale: è la Costituzione che costituisce al tempo stesso il perimetro entro il quale le leggi devono muoversi e la sorgente della loro forza.

Come ci insegna il filosofo e giurista Cesare Beccaria, protagonista dell’Illuminismo italiano e autore del Dei delitti e delle pene, “non vi è libertà ogni qualvolta le leggi permettono che in alcuni eventi l’uomo cessi d’esser persona e diventi cosa”

Sull’argomento – sempre Calamandrei – ci rammentava che le regole comportamentali  “è da noi stessi e dai nostri figli che dobbiamo iniziare a cambiarle. Poi, certo, oltre alle regole esistono anche le eccezioni. È il caso di insegnare o di ricordare che, in determinati periodi storici, è possibile che vi siano delle regole ingiuste e che, in quei casi – che si spera di non sperimentare mai (dittature, guerre, genocidi, etc..) – è la disobbedienza, la non conformità alla regola ingiusta, ad essere civile.

Sempre Calamandrei, affermava nei suoi scritti: “Le leggi, non scritte nei codici dei re, alle quali obbediva Antigone, le leggi dell’umanità che furono fino a ieri una frase di stile relegate nei preamboli delle convenzioni internazionali- queste leggi hanno cominciato ad affermarsi, nella funebre aula di Norimberga, come vere leggi sanzionate: l’umanità, da vaga espressione retorica, ha dato segno di voler diventare un ordinamento giuridico”.

“Una legge al servizio della costituzione, un diritto al servizio dello sviluppo della persona, delle pari dignità sociali, di una esistenza libera e dignitosa, del lavoro ..… che cosa sono le leggi se non esse correnti di pensiero? Se non fossero questo, non sarebbero che carta morta: se lo lascio andare, questo libro dei codici che ho in mano, cade sul banco come un pese inerte. E invece le leggi sono vive perché dentro queste formule bisogna far circolare il pensiero del nostro tempo, lasciarvi entrare l’aria che respiriamo, mettervi dentro i nostri propositi, le nostre speranze, il nostro sangue e il nostro pianto” e ancora “oggi l’Italia vive uno di questi periodi di trapasso, nei quali la funzione dei giudici, meglio che quella di difendere una legalità decrepita, è quella di creare gradualmente la n uova legalità promessa dalla Costituzione”.

Purtroppo la situazione attuale in Italia è ancora lontana dal perseguimento di quanto auspicato da Calamandrei, lo Stato fatica a rimuovere quegli ostacoli di ordine economico e sociale, fonti di disuguaglianze, che possono condurre a situazioni di devianza. Tuttavia, come diceva Calamandrei, lo Stato siamo noi, tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo per apportare quel cambiamento necessario per rendere il nostro Stato, una Repubblica realmente democratica, che elimini gli ostacoli che si frappongono al riconoscimento di una uguaglianza di tutti i suoi cittadini e non solo.

Uno Stato che abbia di mira il bene comune, intendendosi con tale espressione il vivere retto di tutti, favorito e sostanziato dal varo di nuove istituzioni e regole, di leggi giuste, di un welfare ripensato come sistema più vicino alle persone”.

Il bene comune richiama l’inclusione di tutti e comprende la necessaria e metodica ricerca di mezzi e di istituzioni, di nuovi assetti nei rapporti tra Stato, società civile e mercato, di politiche attive del lavoro, di politiche a sostegno della famiglia considerata come nucleo intero, di politiche di sviluppo qualitativo e sostenibile.

Ma perché alcune persone, soprattutto nel corso del lungo periodo di emergenza sanitaria, hanno deciso scientemente di non rispettare più alcune regole imposte con atti amministrativi o con decreti legge che contrastavano con la stessa Costituzione?

Probabilmente perché durante quella emergenza ha avuto luogo l’imposizione del lockdown e la successiva obbligatorietà per alcune categorie di cittadini della vaccinazione e del passaporto sanitario in palese violazione dell’art.13 cost. e dell’art.32 cost.

Nulla conta che la Consulta abbia di recente avallato l’azione della politica dei governi che si sono avvicendati alla guida del paese attraverso delle decisioni che ben lungi dall’applicare il diritto, hanno fatto riferimento ad una scienza, quella del CTS (comitato tecnico scientifico) nominato dal governo Conte bis.

I cittadini, sempre più numerosi, come si rileva dalla percentuale astensionismo registrato in occasione delle ultime competizioni elettorali, non si riconoscono più nell’operato di chi occupa e gestisce il potere e non sentono più come proprie le leggi e le norme che il governo con frequenza spasmodica emana con lo strumento del decreto legge, cui, per una anomala ed inquietante prassi, ogni esecutivo da decenni fa ricorso, anche al di fuori della eccezionalità e dell’urgenza, con successivo abuso del sistema del “voto di fiducia” al fine della conversione in legge, attraverso cui viene eliminato qualsia esame e dibattito in parlamento.

Se oltre alla disapplicazione costante del dettato costituzionale con il malvezzo dell’invenzione di una Costituzione materiale parallela e antagonista di quella formale del 1948, con cui sono stati disattesi e violati:

1) Al fine di entrare nell’Ue e aderire alla moneta unica denominata euro, cedendo ad un organismo economico europeo sovranità monetaria, economica e tributaria, l’art.11 seconda parte cost. che così recita: “L’Italia ….consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

A tale proposito é appena il caso di rilevare che il concetto di cessione di sovranità è cosa diversa dalla sua cessione.

2) Al fine di affrontare l’emergenza sanitaria con atti eccezionali emanati invocando impropriamente il decreto legislativo n1/2018 (il codice della protezione civile) applicabile esclusivamente in presenza di calamità naturali come terremoti, alluvioni ecc., l’art.13 cost. che garantisce la libertà personale, la cui tutela è sottoposta alla duplice riserva legislativa rafforzata (occorre una legge di rango costituzionale) e giurisdizionale (occorre un provvedimento del magistrato), che così recita:

La libertà personale è inviolabile.

Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art. 111] e nei soli casi e modi previsti dalla legge [cfr. art.25 c.3]. …omissis…

3) Al fine di gestire nel lungo periodo la pandemia, l’articolo 32 cost. che così recita:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

4) Al fine di inviare armi ed aiuti economici ad  uno Stato che non fa parte della Nato, né dell’Ue, come è  l’Ucraina e allinearsi con la Nato e l’Unione europea nell’applicazione di sanzioni nei confronti della Federazione Russa, l’art.11 primo comma cost. che così recita:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, nonché l’art. 8. della Legge di neutralità emanata con il regio decreto 8 luglio 1938 n.1415 ed ancora in vigore nella Repubblica italiana, che sotto il titolo Divieto di forniture belliche e di aiuti finanziari, così recita:

“Le amministrazioni dello Stato non possono fornire ai belligeranti armi, munizioni o quanto altro può essere utile alle forze armate, né concedere a essi crediti o aiuti finanziari di qualsiasi genere”.

In presenza di tante gravi violazioni della Carta Costituzionale, di cui peraltro ho elencato solo una parte, in assenza di organi di garanzia che appiano e siano effettivamente terzi rispetto alla politica ed ai vari poteri dello Stato, ogni cittadino ha il dovere di mettere in discussione quelle leggi che non sente più come proprie, ma potrà farlo soltanto partecipando attivamente alla vita politica con gli strumenti che vengono offerti dall’art.1 e dall’art.49 cost., nonché  attraverso le proposte di proposte di leggi di iniziativa popolare ed i referendum.

Saranno i cittadini capaci di incanalare il loro legittimo dissenso, la disaffezione verso la politica e le loro sterili proteste in un comportamento civico positivo e propositivo per ricostruire la nostra ancora giovane democrazia?

Se lo faranno potranno contribuire fattivamente alla sostituzione dell’attuale classe politica ormai usurata e superata per avviarsi verso un ordinato cambiamento, in caso contrario tutto non resterà come prima, ma sarà peggio di prima e gli ignavi farebbero bene a tacere, perché non potranno essere ritenuti immuni da responsabilità.