Ricorre l’8 settembre l’ottantesimo anno dalla morte della nostra Patria dopo i devastanti bombardamenti anglo americani e la resa senza condizioni con la sottoscrizione dell’armistizio corto di Cassibile, prodromo, insieme al successivo armistizio lungo di Malta del 29 settembre 1943 e al Trattato di Pace punitiva di Parigi del 10 febbraio 1947, della perdita della sovranità nazionale e della trasformazione dell’Italia in una colonia anglo-americana.
Gravissime furono le responsabilità della Corona, di Pietro Badoglio e di tutti i consiglieri militari e politici nella sottoscrizione della resa incondizionata di Cassibile del 3 settembre, ufficializzata solo dopo 5 giorni, alle ore 17:30 (18:30 in Italia) con un proclama diffuso dal generale Eisenhower attraverso i microfoni di Radio Alger e comunicata successivamente agli Italiani da Pietro Badoglio che lo comunicò agli Italiani alle 19:45, a Roma, leggendolo ai microfoni della radio Eiar, antesignana della Rai
Vi era scritto in quel proclama: “Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”.
Il caos che ne seguì determinò la spaccatura in due della nostra Nazione e il dissolvimento dell’esercito italiano, forte di oltre un milione di uomini dislocati in Italia e di altri 900.000 dislocati nei Paesi occupati dall’Italia in Iugoslavia, in Grecia e nel continente africano.
I tedeschi nei giorni immediatamente successivi all’armistizio disarmarono e catturarono in Italia e all’estero circa 800.000 soldati italiani, la gran parte dei quali vennero deportati nei lager, mentre diverse decine di migliaia dopo la consegna delle armi furono trucidati, come avvenne nell’eccidio di Cefalonia sulla cui strage di circa 5000 militari italiani della Divisione Acqui si è fatta luce a distanza di lunghi anni.
L’Italia e gli Italiani devono essere informati per conoscere la realtà dei fatti e poter fare i conti con la loro storia se vogliono riscattare e riconquistare la dignità e l’onore di un popolo.
Forse questa mia riflessione apparirà essere una nota stonata, ma io vedo le cose in questo modo e prendo quindi con convinzione le distanze dalla storia ufficiale quella scritta dai vincitori, dai “liberatori” e da tutti quei politici di casa nostra sempre arrendevoli, molte volte in conflitto di interessi ed altre volte al servizio permanente degli interessi stranieri.
La versione dei fatti fino ad oggi fornita, che invece è tanto cara al mainstream in cui l’orchestra dei giornalisti e degli opinionisti segue sempre lo stesso spartito fornito da chi ha elaborato la relativa partitura, è assolutamente lontana dalla realtà ed è per questo che quei fatti che ci riguardano meritano un approfondimento, anche se ciò dovesse costare qualche sacrificio e qualche sforzo, ma occorre farlo in nome della conoscenza della verità e per acquisire una migliore autonomia intellettuale e quindi rivendicare la propria sfera di libertà di giudizio..