Piano Kalergi, ultimo atto
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Si ha l’impressione che gradatamente, ma inarrestabilmente il progetto kalergi si stia avvicinando verso la sua completa e piena attuazione.

Per molti Kalergi è uno sconosciuto, ma invece è una figura nota nei circoli che contano sia in Europa, che in America.

Il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, nato a Tokyo il 16 novembre 1894, ma vissuto in Austria, era oltre che un filosofo anche un uomo politico, fu premio Nobel per la pace, fondatore dell’Unione Paneuropea e fu il primo a proporre un progetto di Europa unita.

Egli era convinto che per conservare la pace in Europa occorresse promuovere lo spirito europeo attraverso la convergenza degli interessi materiali ed economico-finanziari dei governi degli Stati europei.

In quest’ottica lanciò il suo primo appello all’unità europea già nel 1922.

L’anno successivo propose il primo progetto moderno di una Europa unita nel suo libro Paneuropa, il cui messaggio fu recepito tra le due guerre mondiali da personalità come Adenauer, Churchill, De Gasperi e Schuman.

L’Unione Paneuropea, nata nelle ceneri della Prima Guerra mondiale, aveva quale scopo ufficiale quello di impedire un nuovo conflitto mondiale, ma lo scopo surrettizio e reale, era invece quello di unificare l’intera Europa al fine di integrarla nel Nuovo Ordine Mondiale basato su una Federazione di Nazioni guidata dagli Stati Uniti.

Nel 1925 nel suo libro che oggi appare profetico, oltre che in altra opera più famosa, la Praktisher Idealismus, Kalergi parla di un continente europeo multiculturalista e multietnicista riunito in una federazione di stati uniti.

Fu ancora Kalergi che ispirò nel 1923 il progetto politico-economico di riunire il carbone tedesco i minerali francesi, prevalentemente provenienti dalle 14 colonie francesi in Africa, sotto un’unica autorità, progetto che venne poi realizzato nel 1952 sotto il nome di Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Fu sempre Kalergi a proporre nel 1929 di adottare come inno europeo l’Inno alla gioria di Friedrich von Schiller su musica della “Nona sinfonia” di Ludwig van, lo stesso inno adottato poi dall’Unione Europea.

Kalergi, muovendosi con grande abilità ed astuzia riuscì a convincere della genialità delle sue visioni innovative e futuristiche i più importanti capi di stato, che a loro volta prima sostennero timidamente e poi promossero con convinzione il suo progetto di unificazione europea.

L’unificazione europea avrebbe costituito il primo passo verso un unico Governo Mondiale.

Con l’ascesa dei fascismi in Europa, il Piano Kalergi subì un rallentamento prima ed un arresto successivamente e così l’Unione Paneuropea venne sciolta, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale Kalergi, pervaso dalle sue spasmodiche iniziative ed appoggiato da molti poteri finanziari e da prestigiosi giornali, oltre che da Churchill e da logge massoniche, riuscì a far recepire ed accettare il suo progetto dal Governo degli Stati Uniti.

Il piano Kalergi, che costituisce la base della costruzione dell’unità europea, fu una vera e propria cospirazione in danno delle Nazioni europee dal momento che il suo epilogo sarebbe consistito figurativamente in una sorta di “genocidio programmato dei popoli europei”.

Il progetto europeista nella visione di Kalergi sostanzialmente è un progetto mondialista destinato a creare un mondo abitato da un’unica tipologia umana, frutto finale del meticciato totale realizzato grazie alle migrazioni e all’abbattimento delle frontiere.

Una umanità imbruttita e abbattuta dall’esito degli incroci con gli immigrati.

Nel suo libro «Praktischer Idealismus», Kalergi sosteneva che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa” non sarebbero più stati i popoli originali dei singoli stati europei, ma un vero e proprio gregge, una specie di subumanità resa bestiale dalla mescolanza di genti. 

In base al pensiero di Kalergi per rendere l’Europa facilmente dominabile dall’elite, i popoli europei avrebbero dovuto diventare omogenei, trasformati cioè in una razza mescolata di bianchi, negri e asiatici.

Secondo le idee di Kalergi l’uomo del futuro sarebbe stato di sangue misto, eurasiatico-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani.

A questi meticci Kalergi attribuiva infedeltà, crudeltà e altre qualità, stili di vita e modi di essere negativi, secondo lui indispensabili per ottenere la superiorità dell’elite.

Kalergi teorizzava inoltre la necessità dell’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli e, successivamente, l’eliminazione delle Nazioni attraverso movimenti etnici separatisti o un’immigrazione di massa.

Eliminando dapprima la democrazia, cioè il governo del popolo e successivamente lo stesso popolo, attraverso la mescolanza di persone provenienti da altri continenti, i popoli europei sarebbero stati sostituiti a poco alla volta da un popolo di meticci facilmente dominabile. 

Inoltre Kalergi sosteneva che abolendo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge ed evitando qualunque critica alle minoranze con leggi straordinarie, si sarebbe riusciti a reprimere e controllare meglio la massa.

I politici del suo tempo cedettero alle lusinghe di Kalergi che offriva con il suo progetto avveniristico un solido, duraturo e indiscusso potere sul mondo intero e fu così che tutti gli Stati occidentali più industrializzati credettero nel suo piano che naturalmente beneficiò dell’ausilio dei servizi segreti americani, dei finanziamenti delle banche più grandi e dell’appoggio dei poteri finanziari forti.

I capi della politica europea sanno bene che è lui l’autore di questa Europa.

Kalergi, pur sconosciuto alla gente comune, in realtà è il politologo ispiratore dei trattati di Roma, di Maastricht e di Lisbona, oltre che dell’attuale  multiculturalismo, mondialismo dominante e neoliberismo totalitario.

La novità di quel piano è che non si utilizza il genocidio come mezzo per raggiungere il potere, come è avvenuto in un recente triste passato segnato dal regime nazista e da quello comunista, ma che si intende creare una sorte di subumani, affinchè grazie alle loro peculiarità negative come l’incapacità di autonomo giudizio e l’instabilità economica, familiare, religiosa ed intellettuale, garantiscano la tolleranza e l’accettazione della nobile elitè dominante chiamata a governare in perpetuo sulla massa.

Proiettando nell’attualità il pensiero di Kalergi si ha l’impressione che molte delle sue idee abbiano già avuto concreta attuazione, sia nel sistema pseudo-politico della Ue, che nel vigente sistema di indirizzi politici in materia di governance dei flussi migratori, che, sotto il condizionamento che la propaganda multietnica e mondialista del regime definisce come fenomeno inevitabile e necessario, ci ha portato ad una generalizzata, non condivisibile e censurabile accoglienza di chiunque provenga dall’Africa e dall’Asia, senza procedere ad una rigorosa identificazione, né ad una distinzione tra migranti economici, climatici, sostanzialmente quasi tutti clandestini ed gli aventi diritto all’asilo politico ed alla protezione internazionale..

Kalergi promuoveva infine un progressismo sfrenato, l’abbattimento della cultura tradizionale che lui identificava come “barbarie”, nonché, la molteplicità, una certa apertura di libertà sessuale, l’eugenetica, il dominio della finanza apolide ed il trionfo del liberalismo totalitario.

La “molteplicità” alla quale si riferisce Kalergi nei suoi scritti non è quella razziale ma un’altra molteplicità, cioè la promozione di una “moltiplicazione dei generi sessuali”.

Nel progetto finale di Kalergi esistono due categorie di europei: la prima è la massa della popolazione meticcia a cui spetta il destino di lavorare e produrre e la seconda, quella “dell’elitè”, cui spetta ogni potere e privilegio.

In conclusione il piano Kalergi consentirebbe all’élite una sicura,  maggiore e duratura governabilità sulle masse che non avrebbero più alcuna capacità di autogovernarsi.

A questo punto sorge spontanea una domanda: siamo già entrati nella fase finale del progetto Kalergi ed ancora non lo abbiamo compreso?