Uniti agli Agricoltori nella loro lotta a difesa della libertà e indipendenza
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Dinnanzi alla legittima protesta degli Agricoltori italiani ed europei non si può rimanere indifferenti e silenti, ma bisogna manifestare concretamente e fattivamente la nostra solidarietà e vicinanza a tutti gli Agricoltori ed offrire loro la massima collaborazione ideale e materiale in una lotta, che è la nostra lotta a difesa dei diritti, del lavoro, della dignità e dell’indipendenza di milioni di persone appartenenti ai vari Stati  europei che non possono, né devono essere soggiogati dai diktat dell’Unione europea.

L’Ue, che non è una federazione o una confederazione di Stati, né un impero, ma è semplicemente un ente “simile ad uno Stato” ed in concreto è soltanto un’unione economica e monetaria, ma non politica tra Stati, la quale non potrebbe imporre alcuna regola vincolante per gli Stati aderenti attraverso le sue direttive emanate da una Commissione formata da nominati e non da eletti dai cittadini, sta via via sconvolgendo le nostre vite, i nostri sistemi sociali ed i nostri stili di vita.

Tale soggetto ibrido non può sancire la fine dall’Agricoltura che oggi non è solo produzione di alimenti, ma anche tutela dell’ambiente e del territorio, fonte di ricchezza per ogni Nazione e simbolo di uno stile di vita, inteso come identità culturale, come antico patto con la natura e come patrimonio di tutti e per tutti.

Non si dimentiche che l’agricoltura è alla base della nostra civiltà, dal momento che se non avessimo scoperto come coltivare la terra certamente non saremmo giunti a varie società complesse.

L’origine dell’agricoltura risale ad oltre dieci millenni fa, all’inizio del periodo neolitico (nuova età della pietra), precedentemente l’uomo praticava la caccia e la raccolta di frutti, radici e bacche che nascevano spontaneamente.

Dalla nascita dell’agricoltura l’uomo ha iniziato a coltivare le piante e ad allevare il bestiame e da nomade che era si è trasformato in stanziale legandosi così al territorio, dove iniziò a costruire le prime abitazioni e  successivamente i villaggi, dando origine ai primi insediamenti e a vere e proprie società civili.

Attualmente l’agricoltura è in crisi, ma siamo ancora in tempo per invertire il trend di declino nel quale essa versa, ritornando, con le conoscenze e le esperienze di oggi, ad una agricoltura naturale che potrebbe consentire un considerevole incremento dell’occupazione.

L’agricoltura naturale potrebbe cambiare la nostra vita perché ci restituirebbe il contatto con la natura, con conseguenti grandi benefici a livello psico-fisico per la nostra salute.

In una società postmoderna, postindustriale e globalizzata in cui la ricerca si occupa prevalentemente di vaccini contro gli innumerevoli virus in circolazione a vantaggio delle case farmaceutiche che lucrano fino all’inverosimile dalla vendita del prodotto finale agli Stati e di pesticidi che consentono uno sviluppo remunerativo soltanto ad una agricoltura industriale che si avvantaggia di una produzione più veloce, non esiste alcuna differenza fra un farmaco e un pesticida, se non che uno inquina l’essere umano e l’altro inquina la terra.

I mezzi di comunicazione di massa, poi, opportunamente sovvenzionati, con la forma surrettizia dei costi pubblicitari, provvedono a loro volta a diffondere propaganda e persuasione occulta, inducendo quelli che volgarmente vengono definiti i consumatori ad acquistare quelle merci da loro conosciute perché divenute note attraverso la pubblicità, che però sono molto dannose per ogni essere umano.

Nel giro degli ultimi decenni dall’ultimo conflitto mondiale, oggi le persone si trovano a vivere in mezzo ad inquinamento, smog, onde elettromagnetiche, asfalto e cemento, a contatto con prodotti chimici di ogni genere molto lontane dalla Natura.

E’ il momento di rompere le catene ed ogni vincolo che ci tiene prigionieri delle varie multinazionali che sono tutte d’accordo tra loro nel portare avanti a tappe forzate un progetto diabolico e perverso ed è invece giunto quello di schierarci dalla parte della Natura per salvaguardarla e custodirla e per recuperare con la stessa la nostra piena indipendenza, la nostra libertà e la nostra umanità.

Non sarà certamente l’Unione europea a decretare la fine dell’agricoltura in nome di un paventato, ma non provato, allarme per supposti cambiamenti climatici e conseguenti pericoli per il pianeta, perché i veri pericoli provengono dai padroni della finanza che nella globalizzazione si muovono in funzione di cospicui ritorni economici e dai signori della guerra che continuano ad alimentare i conflitti nel mondo per il loro sporchi interessi e certamente non dagli Agricoltori.

Diciamo quindi un deciso NO ad ogni aggressione all’agricoltura e nel contempo un NO alle guerre, alla transizione verso l’incerto e all’idolatrato transumanesimo in nome di quei valori di civiltà che ci sono stati tramandati da generazione in generazione e che intendiamo trasferire intatti a chi verrà dopo di noi!