Crescita della tassazione locale e pregiudizi per i contribuenti
responsabilità amministrativa

(pubblicato su quotidiano di Puglia anno 2005)

Il Dipartimento delle politiche fiscali del ministero dell’Economia ha recentemente accertato che le entrate tributarie locali hanno avuto una consistente impennata per quanto concerne l’Irpef regionale e quella comunale.

E’ stato infatti rilevato un aumento di tutte e tasse locali che nei primi due mesi del 2005 hanno raggiunto il 30,3% delle entrate tributarie, cioè il quadruplo rispetto alle entrate fiscali dello Stato centrale, che nello stesso arco di tempo si sono attestate sul 6,9%.

Gli enti locali, in particolare comuni e regioni, hanno riscosso dai contribuenti, in appena due mesi, la ragguardevole somma di 3.368 milioni di euro (oltre 784 milioni di euro in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) soltanto attraverso Irpef Regionale, Irpef Comunale ed Irap.

I maggiori incassi fiscali sono stati realizzati dalle regioni che tra addizionale Irpef ed Irap hanno percepito oltre 700 milioni di euro in piu’ in soli due mesi, con una crescita del 67,3% dell’Irpef regionale e del 18,6% dell’Irap.

Nel confronto, comunque, non sfigura neanche l’addizionale comunale, cha ha beneficiato di un incremento di circa il 57%, pari a 73 milioni di euro in piu’.

Se a ciò aggiungiamo il grave deficit accumulato nel bilancio dello Stato e quello di tutti gli enti territoriali locali, nonché, l’aumento di tutte le numerose imposte dirette ed indirette, l’esorbitante costo dei servizi pubblici e delle attività svolte dalle società miste, abbiamo un quadro più o meno realistico di quella che è la pesante situazione che di fatto impedisce e non consentirà qualsiasi possibilità di miglioramento e crescita economica.

In tale contesto si percepisce quanto sia distante il paese reale da quello legale che oggi ci rappresenta e quanto invece fosse purtroppo attuale il grido di allarme lanciato soltanto pochi alcuni anni addietro da una minoranza di cittadini, dei quali lo scrivente faceva parte.

Si trattò di un’impari lotta contro le iniziative legislative volute fortemente dal ministro Bassanini che, passando attraverso la separazione dell’indirizzo politico dalla gestione (ai politici fu riservato il primo ed ai dirigenti la seconda) attuarono speditamente lo snaturamento delle funzioni dei segretari comunali, l’esautoramento dei poteri dei consigli degli enti locali e portarono infine alla eliminazione di qualsiasi controllo sugli atti degli enti locali.

Tali incaute e pericolose riforme, imposte dalle sinistre, furono poi recepite, fatte proprie ed utilizzate dal governo del centro destra, l’attuale Cdl.

Oggi quella minoranza, formata prevalentemente da tecnici ed esperti in materia amministrativa e di enti locali, che all’epoca si oppose allo smantellamento di una sistema normativo che aveva consentito allo Stato unitario ed ai suoi enti territoriali di funzionare ed operare per oltre un secolo nel perfetto equilibrio amministrativo, che si preoccupò di rimarcare la sua opposizione in numerosi convegni nazionali promossi tramite il Coordinamento Nazionale dei Comitati di Controllo, che  divulgò la sua voce attraverso giornali e riviste specializzate, che,  ascoltata nel Senato della Repubblica nella seduta del 16 gennaio 2002 svolta dinnanzi alla 1° Commissione Permanente presieduta dal sen. Pastore, nel corso di una indagine conoscitiva sugli effetti nell’ordinamento delle revisioni del titolo V parte II della Costituzione, riferì che era estremamente pericoloso per le risorse economiche degli enti locali abolire definitivamente ogni controllo, in quanto l’aumento dell’autonomia degli enti doveva essere accompagnato dall’aumento delle responsabilità, soprattutto patrimoniali, di quanti amministravano,  svolgevano compiti di indirizzo politico e  gestivano risorse economiche; se così non fosse stato -fu affermato nell’audizione in Senato- ne sarebbe derivato un grave deficit di democrazia ed un concreto pericolo per il corretto ed equlibrato impiego delle risorse economiche pubbliche.

In tutti gli Stati europei – fu ancora detto – esistevano controlli successivi che funzionavano perfettamente e garantivano sia il corretto utilizzo delle risorse economiche, che il perseguimento degli obiettivi della efficacia, della efficienza e della economicità dell’attività amministrativa degli enti locali.

In Europa -fu infine evidenziato- in Stati autenticamente federali come Germania, Spagna ed Austria era previsto per ogni organo locale un organismo terzo di controllo che si occupava di “auditing” nel settore pubblico locale.

Quel grido di allarme oggi è quanto mai attuale e viene rilanciato all’indirizzo di una classe politica purtroppo sorda ed assente su tali problematiche, oltre che incapace di accettare il dialogo ed il confronto su temi ed argomenti che investono direttamente gli interessi economici, diretti e personali dei cittadini tutti.

Oggi è quanto mai urgente e necessaria una riforma che possa colmare la grave lacuna creata dai precedenti legislatori, prevedendo un momento di controllo, che non dovrà essere certamente il controllo di un organo istituzionale su di un altro (Stato su Regione e Regione su Enti locali) ma il controllo sulla finanza locale affidato ad un organismo terzo a garanzia dei cittadini contribuenti.

Compito di una coalizione che si presenta alle elezioni e chiede il voto di fiducia ai cittadini non è quello di vincere le elezioni, ma quello di governare tenendo presente quali sono i problemi prioritari da affrontare e risolvere.

Alle future classi politiche dirigenti, se ne avranno la capacità e la volontà, il compito di raccogliere la sfida e ricercare il rimedio per impedire che la situazione economico-finanziaria si aggravi ulteriormente.

 

http://www.consiglio.regione.toscana.it:8085/leggi-e-banche-dati/documentazione-ed-elaborati/titolo-quinto/audizione_vari_soggetti.htm